Mi presento

Ciao a tutti,
mi chiamo Rossana Monico, ma il mio nome d’arte è RossArpa.
Sin da bambina ho sempre amato tutto ciò che riguarda il palco e ho sempre ascoltato dalla musica celtica all’heavy metal. Lo strumento che amo di più, e che ormai mi accompagna sempre in ogni concerto, è l’arpa celtica (detta anche arpa gaelica o più semplicemente arpa diatonica).

Ho molte arpe, tra cui una bardica che mi accompagna nei miei viaggi e nell’arte di strada, ma due in particolare mi contraddistinguono e sono quelle che porto sempre in concerto: la prima è un’arpa acustica Camac, modello Jumbo (fuori produzione) del 2000, 36 corde in nylon (orgogliosamente autografata da alcuni tra i più grandi arpisti contemporanei come Alan Stivell e Vincenzo Zitello, Myrdhin e Jochen Vogel), e l’altra è un’arpa elettrica Camac nera modello Baby Blue del 2010, 36 corde in nylon, che ha avuto l’onore di condividere il palco con i Trick or Treat e Fabio Lione.

Dopo che mi sono specializzata nello stile tradizionale irlandese, fatto di abbellimenti, danze ed espressività, ho deciso che non mi bastava e mi sono lanciata nella sperimentazione, soprattutto nell’ambito dell’effettistica “manuale” dopo aver abbandonato la pedaliera multi effetto della VOX che mi ha accompagnato nei primi anni del mio progetto Metal. Per “effettistica manuale” intendo quel particolare stile che consente di cambiare timbro al bisogno, attraverso l’uso dei polpastrelli e delle unghie, tirando nel mezzo o all’apice delle corde. Insomma: sono riuscita a ricreare una specie di distorsione con le mie stesse mani, e la utilizzo parecchio nel mio gruppo DragonHarp.

Il mio è un percorso in continua evoluzione e trasformazione: il mio primo obiettivo, quello di diventare, tecnicamente, una grande arpista tradizionale l’ho raggiunto; il secondo, quello di formare una band Power Metal dove l’arpa la facesse da padrona, l’ho raggiunto.

Mi resta solo l’ultimo grande obiettivo: creare me stessa!

Per ora…

2 commenti su “Mi presento

  1. Complimenti e complimenti ancora !
    Già Docente di COMPOSIZIONE al Conservatorio VERDI di Milano, ho dedicato viva attenzione ANCHE all’ Arpa; l’ultima mia composizione per questo ineguagliabile strumento é :
    LA CHIOMA DI BERENICE – per Arpa solista e Orchestra.
    Peccato che pochissime Orchestre dedichino la dovuta attenzione a questo straordinario strumento e – peggio ancora – peccato che rarissime Arpiste nutrino interesse per qualcosa di diverso, di nuovo, di attuale, ai giorni nostri.
    Peccato ! Il mio lavoro resta ancora non eseguito per … cosi’ intollerabili motivi … … … …
    Lei, si, LEI cosa ne pensa ?
    Grazie dell’ attenzione e cordiali saluti. M.o Angelo Bellisario

    1. Buongiorno,
      sono perfettamente d’accordo con lei, ma penso sia un problema più esteso.

      Tolto il fatto che l’arpa in orchestra, data la sua struttura, si sente davvero poco, l’idea di portare in scena brani per solisti accompognati credo spaventi. Il pubblico medio non ama più stare ad ascoltare un solo musicista che si mette in mostra, quando va a sentire un’orchestra la vuole tutta e in più vuole ascoltare sempre gli stessi brani per due motivi: il primo è l’effetto karaoke, conosce i brani e può seguirli facilmente (motivo per cui anche nel rock o metal portare in giro un progetto inedito in Italia è un suicidio, più facile fare cover); il secondo riguarda il gusto musicale e le emozioni che una composizione può suscitare, personalmente quando mi sono trovata ad eseguire in quintetto di fiati Ligeti e Schoenberg volevo strapparmi i capelli. Il pubblico (e spesso i musicisti) desiderano l’armonia, l’intensità e la ricerca della bellezza, non solo il suono fine a sé stesso.

      Un altro motivo ritengo sia la mentalità accademica. Dovendo studiare i grandi classici “perchè sì”, l’allievo conosce ed apprezza solo quelli. Inoltre non si spingono mai gli allievi ad arrangiare le proprie parti o a comporre un brano seppur semplice, perciò il musicista è un mero manovale senza identità. Come fa ad aprirsi a cose nuove? Il suo mondo inizia e finisce con la musica classica (senza pensare che essa ha radicalmente cambiato connotati, oggi le colonne sonore sono la nuova musica classica a parer mio – vedi John Williams). Infine la sperimentazione (come aprirsi all’elettronica, all’amplificazione, all’effettistica) è vista come per il “populino” ignorante e perditempo, che anzichè elevarsi a brani divini come Mozart, si abbassa e si perde nelle piccolezze moderne. Tutte idiozie secondo me. Tanto che ritengo davvero ridicolo che lo studio dell’arpa irlandese sia relegato a specializzazione in un solo (UN SOLO) conservatorio in tutta Italia, dato che al giorno d’oggi viene sempre più riscoperto, rielaborato e nascono composizioni nuove continuamente. Oltre ad essere estremamente versatile nonostante i limiti della diatonia.
      Credo non si vedrà MAI un’arpa a pedali totalmente elettrica, proprio per la sua struttura.

      Mi sono dilungata un po’ troppo, ma spero di essere riuscita a spiegare un minimo cosa penso e mi piacerebbe molto dare un’occhiata alla sua composizione, sono sempre curiosa di leggere cose nuove.

      Grazie a lei per avermi letto e aver commentato, mi piace avere la possibilità di confrontarmi e conoscere le opinioni altrui.
      Cordialissi saluti,
      RossArpa

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