Il check-sound: l’etichetta da palco.

Ciao a tutti, arpisti e non.
Recentemente mi è capitato di assistere ad un concerto di amici dove i musicisti ed il tecnico del suono erano in ottima sintonia (erano amici anche tra di loro) e i problemi tecnici durante il concerto sono stati risolti con molta simpatia.
Questo mi ha fatto pensare al rapporto che si deve creare tra chi lavora sul palco e chi ci lavora attorno (tecnici audio, luci e i rodie) e che dev’essere di fiducia e cordialità.

Il rapporto tra noi musicisti e i tecnici (che probabilmente non rivedremo per il resto della nostra vita) si costruisce durante il fatidico check-sound e c’è una “etichetta” di buona educazione che nessuno spesso ci insegna prima di salire su un palco. Non c’è niente di più deleterio di un fonico indispettito dalla nostra maleducazione e arroganza che potrebbe tranquillamente ignorarci durante il concerto se c’è qualche inconveniente.

Per i non addetti ai lavori, il check-sound è il momento prima del concerto che serve al fonico per regolare tutti i volumi e i suoni degli strumenti, armonizzare il sound complessivo e permettere così al pubblico di godersi lo spettacolo nel modo migliore.

Ecco qui un elenco di riflessioni e di consigli sulle buone maniere da adottare sul palco.

Primo: la scheda tecnica.
Se il fonico sa che attrezzatura abbiamo per amplificare gli strumenti e di cosa necessitiamo sul palco, qualche giorno prima dell’esibizione, arriverà preparato. Controllerà di avere tutto ciò che è stato richiesto e che funzioni; saprà se servono oggetti particolari per migliorare il suono (come le DI) e sarà in grado di garantirci una perfetta assistenza. Più informazioni diamo, meglio è. Certo è che non dobbiamo fare un romanzo su quante corde ha la mia arpa quindi uso un microfno “A” che riceve certe frequenze, bla, bla…. Basta direcose della serie: Arpa munita di microfono a contatto, uscita cannon. Voce principale: necesssita di microfono. Percussioni varie: necessitano di microfono panoramico o direzionale (a seconda di cosa è più utile per gli specifici strumenti).

Per intenderci vi faccio un esempio basato su una mia esperienza personale:
Anni fa, quando ancora suonavo con la Celtic Harp Orchestra di Como, ci capitò di fare un concerto all’aperto e il fonico non aveva mai affrontato un gruppo di 20 arpe. Non avendo all’epoca, nessun tipo di pick-up o microfoni ad hoc, era convinto che con dei panoramici se la sarebbe cavata alla grande. Io provai a dirgli: “Mi scusi, provi con i direzionali posizionati in basso che puntano in alto”. La risposta fu: “So quel che faccio”. Ok, faccia pure, pensai. Dopo più di mezz’ora di fischi e larsen lo sentii dire: “Proviamo coi direzionali”. Non vi dico la soddisfazione personale nel sentirlo imprecare perchè in dieci minuti aveva risolto il problema.
Tutto questo per dire che: se il fonico ha in mano una settimana prima la scheda tecnica non ci saranno di questi problemi.

Secondo: prepararsi in fretta e con precisione.
Il check è alle ore 15:00? Alle 14:50 si sta sotto palco ad attendere l’autorizzazione a salire.
Prima di salire si deve già sapere dove posizionarsi e come eventualmente posizionare i microfoni in modo tale che una volta sul palco ci si posiziona, si attacca il microfono (nel mio caso “a contatto”), si regolano le altezze delle percussioni, eccetera.
Insomma, ciascuno si occupa della propria postazione in modo da essere pronto quando il tecnico di palco ci passa il cavo da attaccare al nostro strumento. Tutto senza chiacchiere o perdite di tempo.
I tecnici sul palco staranno spostando aste, casse monitor, srotolando cavi e altre cose, quindi non inziamo a rompere le scatole con quello che ci serve: se loro hanno bisogno ci chiederanno.

Esempio: io uso sia l’arpa che la voce, se non hanno capito chi canta chiederanno chi è la voce principale. Dopo aver risposto e aspettato asta e microfono (che solitamente posizionano a modo loro) inizio a chiedere se posso spostarli come sono abituata ad usarli. Mai, e ripeto mai, spostare le loro attrezzature senza chiedere. Solo durante la fase del primo posizionamento si può adattare un microfono o spostare un cavo, ma i monitor non si toccano! Serve rispetto per strumentazioni che non sono nostre e costano parecchi soldi. Inoltre, se iniziamo a cambiare le posizioni dei microfoni durante il check (o peggio, durante il concerto) gli scombineremo tutti i valori e perderanno tempo a risistemarci il suono senza la certezza di riuscirci.

Terzo: durante il check-sound.
Qui si parla di buona educazione e rispetto per il lavoro del fonico che sta al mixer. Se c’è una cosa che il conservatorio mi ha insegnato è la regola

quando si parla non si suona, quando si suona non si parla

Stampatevela in fronte e seguitela in ogni occasione, anche durante le prove.
In questo caso si parla della voce degli strumenti. Se il fonico chiede ad uno di suonare, nessun altro deve toccare lo strumento a meno che non stia accordando (e se il suono esce comunque, chiedere di mutarlo). Il motivo è semplice da capire: come fa il fonico a distinguere il suono di un singolo strumento e regolarlo al meglio se altri ci suonano sopra? Il suo obiettivo è garantire un suono pulito, preciso e armonioso per il pubblico e, successivamente, garantire agli artisti di sentirsi l’un l’altro.
Questo comportamento ostacola il suo lavoro e non fa altro che innervosirlo (giustamente); inoltre denota un immenso disinteresse verso lo spettacolo stesso! Dimostra che a me artista sul palco, della regolazione del suono del mio collega, non importa minimamente. Quindi perchè dovrebbe interessare al fonico? Questa è una totale mancanza di rispetto nei confronti del resto del gruppo e del fonico.

Dobbiamo sempre ricordarci una cosa: senza il fonico e i tecnici non suoniamo. Cerchiamo di non metterci i bastoni tra le ruote da soli.
Altro comportamento che fa imbestialire i tecnici è la dispersività. Finita la fase di regolazione singola dei suoni, inizierà quella di insieme, il fonico ci chiederà di eseguire un brano tutti assieme. Quindi:

  • non aspettatevi di sentire decentemente sul palco: i monitor non sono ancora calibrati, quindi si suona e basta, senza richieste immediate di alzare Tizio o Caio perchè non lo sentiamo (possiamo solo se proprio non sentiamo noi stessi, come nel caso dell’arpa elettrica che senza il monitor non sai neanche se è accordata):
  • non si cambia brano ad ogni pausa. Non siamo in prova e (come nel caso dei microfoni) cambieremmo continuamente i riferimenti sonori, oltre ad essere esasperante per chi ascolta. Si fanno i suoni su un solo brano. Possibilmente quello che comprende il maggior numero di strumenti. Una volta concluso, si prova un pezzo in cui suona uno e non suona l’altro oppure dove ci sono più voci, ma manca la percussione, per esempio.

Quarto: i monitor
Finita la fase regolazione al di fuori del palco inizia quella dentro. I monitor permettono ai musicsti di sentirsi a vicenda, quindi è un nostro diritto pretendere che siano regolati al meglio. Anche qui, ciascuno deve pensare a sè e si va a turni, che decide il fonico. Se il fonico chiede a Tizio di cosa ha bisogno e lui risponde che non sente la voce, Caio non si azzardi ad intervenire dicendo “anche a me”. È semplice maleducazione. Finito il turno di Tizio, si passerà a Sempronio e poi a Caio. Poi si farà qualche secondo di brano insieme per capire se tutto funziona bene o se si deve perfezionare qualcosa.
Purtroppo capita di avere a che fare, a volte, con tecnici suscettibili e arroganti. Mi capitò, per esempio, in concerto con il Green Circle, ad un Busto Folk di qualche anno fa. Il mio flautista disse di aver bisogno di più volume per il flauto, il tecnico alzò, il flautista disse che ne aveva bisogno ancora e la risposta secca fu: “Eh, ma te l’ho già alzato”. Ovviamente anche i tecnici devono essere rispettosi nei nostri confronti e, nonostante abbiano il potere di staccarci la corrente, devono ricordarsi che se non ci fossero dei musicisti sul palco, loro non servirebbero a nulla.
La collaborazione reciproca è fondamentale e in un caso come quello appena citato la soluzione migliore sarebbe stata rispondere con un sorriso: “Scusami, devo essere sordo, ma ho bisogno che alzi il volume. Grazie.”

Un suggerimento: non chiedete mai per i monitor un volume troppo alto. Non serve a niente e rischierete solo di far rientrare i suoni nei microfoni con il risultato che l’impianto inizierà ad ululare come un cane bastonato (magico effetto Larsen!).

Quinto: le luci.
Ok, non fanno parte del check-sound e per la maggior parte dei musicisti che calcano palchi folk, metal e rock, le luci non sono un problema. Capita però che ci siano delle esigenze specifiche. Per esempio, chi suona a spartito non può leggere al buio o con delle luci stroboscopiche, con dei laser, o dei faretti negli occhi, altrimenti diventa matto.
Nel mio caso, quando suono l’arpa acustica, devo sempre ricordarmi di chiedere di non usare mai luci verdi e di usare poco quelle rosse o blu, dato che le corde dell’arpa hanno il blu e il rosso come riferimento.

Ricordo che al mio primo concerto con i DragonHarp dovevamo eseguire un brano lento, dove l’arpa suonava tanto da sola. Iniziai il brano, l’atmosfera era magica, e poi… mi spararono addosso una luce verde e tutte le corde diventarono bianche uguali. Panico assoluto! Non sapevo più dove stavo mettendo le dita.
Grazie al cielo quella luce non durò per tutto il brano, ma da allora decisi di mettere i led bianchi alla mia arpa elettrica.
che, oltre a salvarmi la pelle nei concerti metal, sono per fortuna molto scenografiche.

Quindi, finito il check-sound, prima di scendere dal palco, ricordatevi di segnalare ai tecnici le vostre necessità “luminose” senza sentirvi dei pedanti. In ultimo, se dovete spostare gli strumenti e riposizionarli successivamente per il concerto, usate lo scotch di carta per segnare sul pavimento le vostre posizioni. In questo modo sarà più facile e veloce rimettere tutto a posto e il fonico non dovrà mettersi le mani nei capelli, perchè i valori dei suoni rimarranno molto simili.

Conclusione: durante lo show.
Possono sempre capitare problemi tecnici o necessità varie: salta una corda, si rompe un cavo, si sente nel monitor qualcosa di diverso dal quello che si aveva durante il check…
Nessun problema: se il rapporto musicisti/tecnici è buono, basta chiedere e vi sarà dato e per il pubblico potrebbe anche diventare un siparietto divertente. Pensate che in un recente concerto il fonico se n’era andato per i fatti suoi e non aveva acceso il microfono della cantante che mi faceva le seconde voci. Finito il brano dissi: “Grazie a tutti, ora però avrei bisogno la voce della mia cantante, me l’accendi per favore?”
Un modo ironico per far capire al fonico di stare attento al suo lavoro e per dare l’occasione al pubblico di ridere dell’errore.
Ovviamente (ma non sempre lo è), se c’è da sistemare qualsiasi cosa la si fa tra un brano e l’altro: mai durante l’esecuzione.

Spero che questa mia digressione sull’etichetta da palco vi sarà utile.
Sentitevi liberi di commentare e fare domande! Mi fa sempre piacere scambiare opinioni ed esperienze.
Alla prossima!

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